Ieri Fabrizio Corona ha sfilato per Carlo Pignatelli, anticipando di un giorno le passerelle milanesi, che iniziano oggi. Il signor Corona ha parlato molto con i giornalisti annunciando tra l’altro l’imminente pubblicazione di un libro che raccoglie le sue memorie dal carcere e la partecipazione a Matrix su Canale 5 venerdì prossimo. Ha anche detto che con le querele che si accinge a fare "diventerà ricco". Nulla di tutto questo mi incuriosisce minimamente. Non comprerò il suo libro e non seguirò la puntata di Matrix che lo vede protagonista. Ma quanto al diventare ricco… sentir parlare, per l’ennesima volta, il signor Corona di quattrini, mi fa venire tanta voglia di vedere la sua dichiarazione dei redditi. Anzi, vorrei vedere un finanziere a casa sua e nella sua società. Per il fisco questo signore che gira in Bentley e sfoggia due orologi d’oro, uno per braccio, è quasi nullatenente. E secondo me è questa l’unica cosa che dovrebbe spingerci a parlare del signor Corona.
Per quanto riguarda tutto il resto, vale ciò che ha scritto il grandissimo Massimo Gramellini sulla stampa del 7 giugno scorso, in un "Buongiorno" intitolato "Teste senza corona".
Apprendiamo dal settimanale «Oggi» che una folla di ammiratrici staziona sotto l’appartamento di Fabrizio Corona, il fotografo dei divi attualmente agli arresti domiciliari nonostante la sua vera colpa – attentato al buon gusto – sia caduta da decenni in prescrizione. Una foto, scattata forse da lui medesimo, lo immortala nell’atto di lanciare un paio di slip azzurrini griffati Corona’s alle masse in delirio. Poiché sempre più lettori lamentano l’eccessiva enfasi riservata agli orrori della vita, vorremmo affrontare la delicata questione da un altro punto di vista. Le ragazze che cingono d’assedio casa Corona, nella speranza di ottenere un lasciapassare per il mondo dei vip, sono all’incirca una cinquantina. Facciamo cento. Dunque la splendida notizia è che cinque milioni di ragazze (meno cento) non bivaccano nei pressi del citofono di Corona.
E’ vero che fra quei cinque milioni ce ne sono tante che vorrebbero essere lì, ma non sanno dove abita Corona o non hanno i mezzi per finanziarsi il viaggio e il sostentamento sotto il suo balcone. Resta però un folto gruppo di ragazze (almeno cento) che pur vivendo nella stessa città di Corona, o addirittura nello stesso quartiere di Corona, preferiscono rimanere nella loro stanza a scrivere poesie sul diario, a disegnare nuvole sul vetro, a grattarsi foruncoli sul naso: a svolgere, insomma, una qualsiasi attività umana che non contempli l’esistenza di Corona.
Queste cento ragazze rappresentano un punto fermo. Magari piccolo, lo riconosco. Però una buona base da cui ripartire