Settimana scorsa sono andata a una festa dove sapevo che tutti sarebbero stati molto eleganti. E allora mi sono fatta coraggio e sotto i jeans neri, mimetizzati quanto basta, ho messo delle scarpe con i tacchi. Possiedo un unico paio di scarpe coi tacchi. E sono troppo alti per una che non li mette mai. Così quando sono arrivata alla festa, che si svolgeva all’aperto, i miei tacchi si sono incastrati nell’erba. Ed è stato un bene: non potevo muovermi, ma almeno ero in equilibrio stabile. Ho capito che meno metto scarpe coi tacchi, meglio è. Però certe scarpe coi tacchi sono bellissime. Forse ne comprerò un altro paio, ma solo per tenerle in un armadio, come fa la mitica protagonista di "Se fossi in lei", il film dove come sorella le capita Cameron Diaz, che invece sui tacchi sa camminare benissimo.
Scrive Franco La Cecla nel suo delizioso libretto La moda rende felici (per mezz’ora almeno): "Chi ha familiarità con le spy stories americane degli anni Cinquanta sa quante volte la presenza di una donna viene annunciata dal rumore dei tacchi. Non c’è film in cui questo rumore non anticipi la visione dei polpacci inguainati e sospesi, della rotondità contenuta e ondeggiante del fodnoschinea. I tacchi hanno frastornato la sensibilità del dopoguerra, hanno determinato una femminilità in bilico sul vuoto, un’attrezzatura per sedurre che somiglia a un’acrobazia sul filo. Ai tacchi, ai tacchi alti e a spillo, non corrisponde una fragilità, ma piuttosto un rischio. La donna fatale che può far precipitare dal suo non toccar terra l’uomo che è disposto a cadere con lei (una vera e propria mistica della perdita dell’equilibrio, celebrata dall’atterraggio sul letto o sul tappeto: dopo si berrà champagne dall’intenro del calzare a punta). (…) I tacchi trasformano la donna in un’arma, dichiarano una seduzione da conflitto, una non conciliabilità tra l’attrazione maschile e il suo compimento".
Ma a proposito di scarpe coi tacchi, se avessi un trasportatore molecolare ora da Milano mi farei portare a Parigi: stasera da Colette, un negozio-non negozio (nel senso che, come Corso Como 10 a Milano, ambisce a essere anche uno spazio di incontri e, yes, scambi culturali). Lì stasera presentano alcune nuove scarpe e borse Roger Vivier (nella foto a fianco, un modello con piume di struzzo, nella foto qui sopra, il modello Rose’nRoll, cui si può abbinare la borsetta qui sotto). Non potrei farci neppure dieci passi, ma infilarle e guardarmi nello specchio varrebbe il viaggio (molecolare).
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