Eccomi di ritorno da Roma, dove faceva ancora più caldo che a Milano. Ma se avessi potuto non mi sarei mossa da lì. La prima cosa che ho fatto è stata andare a piedi al museo dell’Ara Pacis, per vedere la mostra di Valentino, "45 years of style". Erano le 2, faceva un caldo pazzesco ma ero curiosa come una scimmia. La mostra è molto bella e mi è piaciuto anche il contestato museo dell’Ara Pacis, quello che Vittorio Sgarbi minaccia un giorno sì e uno no di abbattere con le sue mani. Le proporzioni sono strane, è vero. Richard Maier ha costruito intorno a quell’altare un complesso museale che un po’ lo schiaccia. Però l’altare resta il centro di tutto, si vede da fuori, è perennemente avvolto dalla luce. E i vestiti di Valentino sembravano più belli che mai, specie quelli rossi, naturalmente.
Uscita dal museo dell’Ara Pacis ho camminato lungo il Tevere e sotto gli alberi soffiava persino un po’ d’aria. Arrivata all’altezza di Castel Santangelo ho infilato via di Panico e ho gironzolato per le stradine all’ombra. Ogni piccola vetrina o quasi era degna di nota: nessuna insegna famosa, nessun grande nome della moda, del lusso o della gioielleria, ma tanti negozietti e molti laboratori artigianali. Un piacere, un piccolo viaggio di scoperta che a Milano, purtroppo, non è più possibile fare.
Poi sono arrivata in Largo di Torre Argentina, mi sono infialta nella grande Feltrinelli, mi sono seduta in poltrona nella sezione letterature e ho leggiucchiato, godendomi l’aria condizionata, i due libri che poi ho comprato, Gatti di Shifra Horn, L’altro di Kapuschinski. anche alla Feltrinelli di Milano ci sono alcune poltrone e in teoria si potrebbe sedersi a leggere, ma in pochi lo fanno. Un po’ perché nessuno sembra avere il tempo, un po’ perché gli stessi commessi sembrano poco abituati all’idea che qualcuno possa leggere indisturbato un libro che non ha comrpato e forse non comprerà. Per non parlare del minatorio cartello che c’è alle Messaggerie in corso vittorio emanuele: "vietato sfolgiare le riviste".
Uscita dalla Feltrinelli ho passato mezz’ora a guardare i gatti di Torre Argentina. Sono da anni patrimonio culturale della città e vengono inclusi nei giri turistici della città, per non parlare deil business dei calendari e delle cartoline che li vedono protagonisti. E ho pensato ai loro "fratelli e sorelle" del Castello Sforzesco di Milano, che hanno rischiato lo sfratto e sono considerati dal Comune nemici pubblici.
Alla sera sono andata a una mostra alla galleria Tricromia e ho dovuto fare un altro confronto, perché sono decine le piccole e medie gallerie d’arte in cui si imbatte camminando per il centro di Roma (ma qual è il centro di Roma?). A Milano non è così. O almeno non è più così. A Milano cancelliamo le mostre.
Sono mezza tedesca ma sono nata a Milano. E’ la mia città, le volgio bene ma vorrei potergliene volere di più. Capitale morale forse non lo è mai stata, però era vitale per tanti altri motivi. Oggi resta la capitale della moda e ha le qualità per esserlo. Non è solo una rendita di posizione. Ma Roma incalza, perché Roma vive, sperimenta, prova, magari sbagliando. Quello che mi fa paura di Mialno è che sembra immobile.