a tratti mi sono commossa, leggendo le parole di einaudi. anche per la sincerità disarmante nel criticare il se stesso di tanti anni prima. direi con una "fiera umiltà" ammette gli errori e li rivendica, ma rivendica anche l’aver cambiato idea, opinione e il diritto stesso ad autocritcarsi.
"Solo che io, con le mie intemperanze, esageravo, sconfinavo nell’arroganza. Alla morte di Truman, che, non dimenticarlo, è il presidente americano che promosse la guerra fredda, e dio sa cosa ci è costata, mandai un telegramma alla casa bianca epr dire che non piangevo la morte di un criminale di guerra, del responsabile dell’olocausto di hiroshima".
Vuoi dire che sei profondamente pentito?
"No, non sono pentito. avevo queste convinzioni o se vuoi intemperanze, che oggi anch’io sono costretto a giudicare così, solo perché sono state condannate dalla storia, si sono dimostrate vie perdenti: ma allroa, quando cercavo di portarle avanti, potevano sembrare nobili utopie, e chi dice che la storia abbia davvero sempre ragione?"
Cesare Pavese, racconta einaudi, in una delle sue prime recesioni di calvino, lo chiamava "lo scoiattolo della letteratura". credo di non aver mai visto, in tre parole, un ritratto così completo e allo stesso tempo leggero dell’opera di uno scrittore come calvino. che io amo dall’età di 13 anni.
io ora invece mi chiedo cosa avrebbe pensaro calvino dei blog, se ne avrebbe avuto uno e magari persino cosa avrebbe pensato di questo mio blogghino piccolo piccolo. "scoiattolo della letteratura". fantastico.