Nel mondo della moda, italiano e non solo, Beppe Modenese è una specie di mito vivente (anche se non so se la definizione gli piacerebbe). oltre a essere uno degli uomini più eleganti che si conoscano (ma di un’eleganza assolutamente originale, credetemi) è una persona garbata, piacevole, intelligente, curiosa. Insomma, ha anche un’anima elegante. Oggi è il presidente onorario della Camera della moda, oltre ad avere una sua società di consulenza per progetti di comunicazione e promozione di progetti legati al mondo della moda e del lusso. E’ a lui, principalmente, che si deve la nascita delle settimane della moda milanesi e spesso negli Stati Uniti lo chiamano "il primo ministro della moda italiana" o "l’ambasciatore del made in italy". Oggi ha partecipato a un incontro organizzato dal comitato Lombardia per la moda e ha detto alcune cose semplici e sagge, che idealmente dovrebbero chiudere una serie di polemicuzze sulle sfilate milanesi e sui "giovani stilisti". dico idealmente, perché in italia a tutti piace partecipare a un dibatitto più o meno polemico, salvo poi passare oltre appena si presenti l’occasione, dimenticando da dove si era partiti.
Ecco cosa ha detto Beppe: «Basta con questa storia delle sfilate che a Milano sarebbero noiose. Chi viene a Milano per vedere e comprare la moda italiana non viene per divertirsi, la sera è stanco! Quindi a Milano vuole soprattutto trovare alberghi a prezzi giusti, trasporti efficienti, ristoranti aperti dopo le 22 e un sistema che funzioni bene». Per quanto riguarda poi i giovani stilisti, secondo Modenese bisogna smetterla con questa «ossessione di doverli aiutare a tutti i costi. Io – che pure li ho sempre sostenuti – dico che devono soprattutto lavorare e darsi da fare come hanno fatto gli stilisti diventati grandi nomi!».
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