E’ davvero un film splendido. Forse la più convincente denuncia della follia distruttiva della guerra che io abbia mai visto al cinema.
Ho pensato a tutti quelli che, anche in Italia, hanno sostenuto che, in fondo, la guerra in Iraq era giustificata, giustificabile.
Ho pensato che non si dovrebbe mai dare un giudizio su un’esperienza che non si è fatta. eppure tante volte lo facciamo. perché giudicare è molto più semplice che capire. Ma nel caso della guerra è pura follia sostenerla, senza averla mai vissuta – ma avendo mille strumenti per intuirne gli orrori.
Ma torniamo un attimo al film: Tommy Lee Jones è una maschera di dolore, un viso che lascia intendere che una volta era capace di esprimere, con altrettanta forza, la gioia. ma che ora non riesce a trovare pace. E poi brava anche Chralize Theron. anche se mi chiedo se sia lei a imporre agli sceneggiatori di imbruttirla o lo facciano loro di default. perché al naturale è troppo (bella). A un certo punto un viscido collega mschilista insinua che fare o non fare una cosa favorirebbe o nuocerebbe alla sua carriera (sua di Charlize). E lei risponde: "io non ho una carriera, ho un lavoro". E’ così difficile da capire, che si possa escludere la priorità "carriera" e continuare a fare ed amare il proprio lavoro?