Ieri sera a Milano è stato inaugurato il nuovo museo del Novecento, impressionante struttura che unisce Arengario e Palazzo Reale e dalla quale si gode di un'altrettanto impressionante vista sul Duomo e la piazza, particolarmente suggestiva nel periodo natalizio. L'ingresso è stato alle 17.30 ma per visitare l'intero museo (8mila metri quadrati per 4mila di superficie espositiva netta) c'è voluto molto tempo. Anche perché gli invitati erano tantissimi, molti dei quali appartenenti al mondo della moda, da Roberta Armani a Beppe Modenese. Una volta completato il giro, erano ormai le otto passate, ora adatta a un cocktail con spuntini, che sono puntualmente arrivati. C'erano spumante, vino bianco fermo o rosso, tartine salate e piccoli dolcetti e persino panettone. In queste occasioni – eventi, inaugurazioni, festicciole pre o post sfilata – il mio vero divertimento è osservare con cura le tartine. Osservare prima di assaggiare, per vedere se capisco di cosa si tratta. Salume? Formaggio? Pesce? Carne? Frutta? A volte è impossibile capire cosa si sta per mettere sotto i denti. Spesso le sorprese sono piacevoli, altre no. Anche se poi, ovviamente, è solo una questione di gusti. Ieri sera l'oggetto più misterioso era una specie di salatino lungo e stretto ricoperto di semini di papavero. L'ho scelto perché mi sembra la cosa più semplice. Uno stuzzichino salato adatto a tappare un buco in vista di una bella pizza, fuori dal museo del Novecento, ovviamente. Invece dentro al salatino lungo e stretto c'era, direi malamente spiaccicato, un gamberetto che, poverino, era, come diceva un mio professore di chimica, inodoro, insaporo, incoloro. Però il massimo, in tema di oggetti misteriosi piombati sui vassoi delle tartine, il massimo è quello che vedete nella foto. Sembra un vaso d'erba, nella realtà misurava circa 4 centimetri. Sotto il verde c'era una specie di pasta frolla salata con una crema di pesce. Ho visto persone strappare l'erba per vedere cosa c'era sotto e altre annusare senza capire. Altre ancora lo hanno ingollato in un colpo solo, rischiando il soffocamento (la pasta frolla non è la pasta sfoglia, ci vuole un po' per farle scendere l'esofago sopra una certa quantità…) Ho deciso che d'ora in poi fotograferò gli oggetti commestibili più misteriosi
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