Ieri si è chiusa la settimana della moda di Parigi, con due sfilate, per il settore, molto importanti. Miu Miu e Louis Vuitton. Le sfilate sono uno show, l'attenzione si concentra non solo sui vestiti, ma anche, proprio come a teatro, sulle scenografie, la musica, l'atmosfera, il regista, il commediografo. E sull'equivalente degli attori, cioè le modelle. A volte c'è qualcosa da dire su tutte queste cose, a volte no. Dopo una sfilata, più che di ogni altra cosa, si dovrebbe, secondo me, parlare dei vestiti e di chi li ha creati. Ieri l'attenzione è stata catalizzata anche da Kate Moss, una delle modelle più famose e ancora oggi più pagate degli ultimi 20 anni. Non andava in passerella da qualche stagione, a Parigi ha sfilato per Vuitton, oscurando persino Naomi Campbell, che pure riesce sempre a fare notizia, perché è bellissima ma anche per altri motivi. Cosa si legge oggi sui nostri giornali e soprattutto nei titoli? Che Kate Moss "è appesantita", che "sdogana la ciccetta" e che "ha un filo di cellulite". Kate Moss è stata in passato molto magra. In modo disinvolto, probabilmente naturale, probabilmente non legato a un vero e proprio disturbo alimentare. Poi è passato il tempo, ha avuto una bambina, è un po' invecchiata e ora è semplicemente magra, non più molto magra. E forse sì, superati i 30 anni, ha un filo di cellulite. E questo fa notizia? Di questo si sente il bisogno di scrivere, su questo si sente il bisogno di titolare? Ma di chi è l'ossessione per il corpo? E perché nessuno si prende la responsabilità di atti concreti – e le parole che formano un articolo o un titolo lo sono – di abbandonare questa logica? Perché vivisezionare un corpo e una presenza bellissima come quella di Kate Moss per scoprire quanti chili ha in più o quanti centimetri a buccia di banana le sono venuti sulle cosce? Perché questo accanimento sull'aspetto fisico e questo desiderio di scomporlo in tanti pezzi, pensando forse così che siano eliminabili o migliorabili? Mi fa tutto tanta tristezza, perché chi ha scritto quei pezzi lo ha fatto con colpevole leggerezza, rischiando di diventare complice di una mortificazione. Mi fa tristezza perché penso a quante ragazze, donne, captino il messaggio che ognuna di noi non possa essere se stessa e basta, bella e basta. Con qualche chilo in più – o in meno – e un po' di cellulite. Mi fa tristezza perché di tutti i quotidiani europei siamo gli unici ad aver parlato della cellulite e del peso di Kate. Anziché di quanto, imperfetta rispetto a una (supposta) perfezione precedente, portasse bene i vestiti creati da Marc Jacobs per Vuitton. E di quanto, imperfetta, fosse bellissima.
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