Oggi nel quartier generale Ermenegildo Zegna, in via Savona, un edificio grande e luminosissimo, c'era la presentazione di Agnona, unico marchio da donna del gruppo biellese. Un vero brand del lusso made in Italy, specializzato in maglieria e capispalla ma con una tradizione incredibile nella creazione di tessuti a partire da filati preziosi come il cashmere o la vicuna.
Tornata in redazione entusiasta ne ho parlato con Paola (Bottelli) e lei mi ha raccontato di aver conosciuto i fondatori del marchio, la famiglia Ilorini Mo, che nel 1999 ha venduto al gruppo Zegna (restando però per molti anni, credo, come consulente). Allora sono andata a cercare nel mitico Dizionario della moda di Guido Vergani e alla voce Agnona ho scoperto cose fantastiche, come il fatto che nel 1965 Agnona si aggiudicò una quota della fibra di vicuna che il Perù aveva liberalizzato dopo 30 anni in cui invece era stata vietata la tosatura di questa splendida capretta che vive oltre i 4mila metri (io dico cparetta ma il dizionario precisa che si tratta di un "piccolo camelide"). Ma torniamo ad Agnona di oggi: la presentazione consisteva in gruppi di quattro o cinque ragazze che indossavano capi in qualche modo simili: da una parte gli abiti e i pantaloni da sera in seta cashmere (!), di un blu elegantissimo, con molte plissettature e una linea semplice e sofisticata. Poi c'era il trionfo dei beige e dei grigi. Cashmere double con aggiunta di visone, astrakan (solo per le tasche!) e altri tipi di pelliccia. E poi le borse in pelle e cashmere "infeltrito", le borse in cervo intrecciato, le sciarpe in cashmere "nuvola". Ma la cosa che mi ha più affascinata – e fatto venire voglia, dietro suggerimento di Paola, di andare a vedere l'azienda e i suoi archivi – è il giubbotto imbottito con inserti esterni in cashmere. A un primo sguardo si sarebbe detto un piumino, ma Gildo Zegna, amministratore del gruppo e orgogliosissimo di Agnona, mi ha spiegato che l'imbottitura è fatta sì di piume, ma di piume in cashmere…
Agnona ha chiuso il 2011 con un fatturato di 30 milioni di euro ma Gildo Zegna e il nuovo amministratore delegato, Bruno Laguardia, vogliono "arrivare rapidamente" (così mi hanno detto) a 50 milioni. In Cina hanno già cinque negozi, entro il 2012 saranno dieci. A Milano resteranno in via Monte Napoleone, perché la location è straordinaria. Idealmente vorrebbero ingrandire il monomarca e fare qualche piccola modifica alla facciata, ma con le regole del Comune (il negozio è in un edificio storico del centro) sarà quasi impossibile.
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