Domenica su Repubblica è uscito un lunghissimo articolo di Gianni Clerici, classe 1930, tennista divenuto scrittore (?), su di sé, su Nicola Pietrangeli, classe 1933, e sui "bei tempi andati del tennis italiano". Quelli cioè in cui Clerici e Pietrangeli erano al top delle rispettive carriere e delle cronache sportive. Non ho amato particolarmente questo articolo, come forse si sarà intuito. Ma quello che mi ha colpita – e che mi spinge a parlare anche del pezzo di Repubblica – è un articolo uscito ieri sul Wall Street Journal Europe, richiamato in prima pagina. Era intitolato "Rod Laver loves modern tennis". Laver oggi ha 75 anni, è stato uno dei più grandi tennisti australiani e mondiali di tutti i tempi. E ha detto di amare il modo in cui giocano Rafa Nadal, Djokovic e tutti i campioni di oggi. Ama il loro stile, la loro forza e resistenza, le racchette ipertecnologiche, i corpi muscolosissimi ecc, tutti aspetti molto diversi dai tempi in cui lui – e Clerici e Pietrangeli – erano campioni. Fantastico. Che bello quando un "anziano" (ma avere 75 anni oggi significa ancora essere anziani?) abbraccia i cambiamenti, ammira il mondo che è venuto dopo di lui, forse perché vuole farne ancora parte a pieno titolo, perché è ancora immerso nel flusso degli eventi, perché non pensa di essere migliore e insuperabile, perché non cristallizza se stesso, il suo modo di essere e, in questo caso, di giocare a tennis, in modo da non dover subire alcun confronto.
Tutto questo mi ha fatto pensare a Karl Lagerfeld, che ieri (FORSE) ha compiuto 80 anni. O 78. O 75. E' nato ad Amburgo il 10 settembre, ma non si sa con certezza di che anno. Alcuni giurano 1933, ma forse è il 1935. O, come ha detto Kaiser Karl qualche volta, il 1938. Poco importa. Nella "migliore" delle ipotesi avrebbe 75 anni. La nostra Chiara Beghelli ha preparato ieri per il sito di MODA24 una bellissima gallery per festeggiarlo, by the way. Quello che è importante è che la testa, la creatività, lo spirito e l'energia di Karl Lagerfeld, sono le stesse da sempre. E' volitivo, a volte gli sfuggono battute spiacevoli di cui forse un po' si pente… Qualche tempo fa ha detto ad esempio che la mitica ADELE era grassa. Apriti cielo e terra. Lei in realtà non ha detto niente, ma in molti hanno attaccato Karl per difendere lei. Lui si è sentito in dovere di prometterle una formnitura di borsette Chanel e Fendi (è direttore creativo di entrambi i marchi) e lei ha fatto sapere che poteva ficcarsele in un posto, diciamo, così, angusto e buio del suo corpo… Ecco, Lagerfeld, sa essere poco cortese. Ma è sempre stato così. Critica o elogia con estrema sincerità e – diciamolo – scarsissima diplomazia, colleghi, attori, politici… Lo ha sempre fatto e probabilmente lo farà sempre. Mai una volta però gli ho sentito dire "Ai miei tempi era tutto più bello"… Forse la moda obbliga ad abbracciare il cambiamento, a non soffermarsi mai più di una stagione su un pensiero, forse questo non è in assoluto un bene. Ma secondo me è una dei tanti modi in cui può manifestarsi l'intelligenza, quello di non farsi zavorrare dal passato, il nostro, quello del mondo in cui lavoriamo e del mondo in generale. Quanto è più ammirevole – secondo me – vedere persone che non dimenticano il passato (la moda, ad esempio, si sa, è un eterno ritorno), ma guardano al futuro. Anche se il passato è più "lungo", oggettivamente e per mere ragioni biologiche, del "futuro" che hanno davanti. Grazie, Kaiser Karl.