Tra gli incontri che mi hanno più colpita in questi giorni di Milano moda donna c'è stato quello, sabato mattina, con Roberto Cavalli. Abbiamo fatto una lunga chiacchierata nel nuovo negozio di via Monte Napoleone, il più grande al mondo, della quale resterà persino una video intervista. Mentre eravamo seduti nello spazio atelier, al secondo piano, alle 8.30 del mattino di una giornata che per lo stilista sarebbe
Tornando verso la redazione ho letto il pezzo di Vanessa Friedman uscito sul Financial Times il giorno prima, intitolato "In the grip of a youthquake", dove si parlava di Acquilano e Rimondi ("giovani" solo per gli standard italiani, essendo quarantenni, sottolineava la giornalista inglese), di Fausto Puglisi e del Talents' Corner organizzato da Yoox e Vogue. Il senso del pezzo era che si sente in effetti un'ondata di nuovi talenti, di ricambio generazionale, di sguardi nuovi sulle lavorazioni artigianali, sulle materie prime, con effetti positivi sulle collezioni.
Ma la fine del pezzo era la parte più interessante. E si parlava di Fendi, il cui direttore creativo per la parte abbigliamento è mr highlander in persona, Karl Lagerfeld.
"Perhaps no one has a greater multiplicity of imagination when it comes to material and what can be done with it than Fendi’s Karl Lagerfeld, however, to the extent that sometimes a show can feel like a bowl of spaghetti being tossed at the wall to see which strands stick. This season, for example, he seemed inspired
Cavalli e Lagerfeld, quasi coetanei. Ma con l'anima (e il fisico!!!) da ragazzini. Star loro vicino, sentirli parlare, guardare con che energia lavorano, è come una medicina contro la stanchezza, la mancanza di entusiasmo che a volte mi prende. Purtroppo non possiedo il loro universo creativo, ma ho capito che è questo l'elisir di lunga vita, sapere che da qualche parte, dentro di te, ci sono nuove idee da coltivare.