Sono molto colpita dal caso Moncler. Ho visto parte della trasmissione Report di domenica: mi ero ripromessa di vederla tutta ma – confesso – non ci sono riuscita perché ero stordita dagli antidolorifici che sto prendendo per un tremendo mal di denti. Ho però riguardato quasi tutto online (qui trovate i link ad alcuni pezzi della trasmissione) e ieri ho seguito il dibattito sui social network, partito già domenica sera (come ha spiegato anche Paola nel suo Backstage).
Una cosa che ho pensato guardando la reazione della Borsa (ieri il titolo ha perso quasi il 5% e anche oggi il titolo è in negativo, in questo momento di circa l’1%) è che c’è un paradosso: da una parte è la Borsa stessa a mettere una pressione enorme sui manager delle aziende perché i margini e i ricavi continuino a crescere, costringendo spesso a un’ottica di breve periodo. Dall’altra, è sempre la Borsa a “punire” un titolo quando – a ragione o a torto – vengono mosse accuse su COME si arriva ad avere margini molto alti o ricavi in costante crescita.
Poi c’è la questione del “crisis management”, un tema che mi appassiona dei tempi in cui studiavo alla Bocconi (e proprio oggi mi è arrivato un video di un professore di marketing della Bocconi che tocca alcuni punti della questione)- A qualsiasi azienda – proprio come alle persone – può capitare un periodo improvviso, inaspettato di crisi. Il successo (delle aziende e delle persone) può essere molto rischioso: a volte fa dimenticare, magari anche solo per scaramanzia, che “shit happens”, come dicono gli americani. Bisognerebbe essere preparati a rispondere a una crisi, in qualche modo, specie ai tempi dei social network, che tutto amplificano e dove la violenza verbale può essere spiazzante anche per il più esperto dei comuicatori.
Ecco, se posso muovere un appunto alla Moncler, è di essere rimasta in silenzio per troppe ore, ieri. Non sto entrando nel merito della questione, non mi sono ancora fatta un’idea chiara sui tre grandi temi toccati da Report (crudeltà verso le oche, delocalizzazione selvaggia, esosità dei ricarichi e dei margini). Anche perché Moncler non ha ancora ribattuto nel merito e su alcune affermazioni di Report ho dei dubbi. Il comunicato ufficiale di Moncler di ieri è arrivato nel tardo pomeriggio e su Twitter il tentativo di “arginare” la marea di tweet negativi è stato decisamente troppo timido. Continuerò a seguire con attenzione il caso: sulla storia recente di Moncler e l’operato di Remo Ruffini non possono esserci dubbi: si tratta di un caso aziendale di grandissimo successo. E forse questa crisi – come è avvenuto in passato alle aziende e come quasi sempre succede alle persone – sarà un’occasione di apprendimento e quindi un modo per diventare ancora più forti.